“Se varchiamo la dimensione artistica di Francesco Cassanelli a partire da un’opera molto simbolica, raffigurante una fonte energetica inscritta in una cornice, possiamo entrare in una vita in cui si evoca un altro cielo, una vita in cui si offre al lettore un’accoglienza originaria del mondo.
Alcune opere sembrano essere lo sguardo dell’artista che si dona attraverso fusioni energetiche, scambi intensi e primordiali con la fisicità della natura rerum. Ci si deve accostare con innocenza alla geometrica purezza, che testimonia un gioco antico che nella sorpresa diverte e conduce al pensiero.
Il pensiero che (dicevano i Greci) nasce con lo stupore, con la ricerca della verità nelle cose che si offrono nel mondo, negli eventi di cui è necessario trovare un orizzonte, una loro progettualità in prospettiva. Alcune opere rimandano agli archetipi astrologici, alla dimensione psichica e cosmica delle strutture dell’io, alla simbologia del profondo, per dirla con Jung.
Così un essere acquatico come un granchio riporta al metafisico, alla vitalità del gioco nel mondo che è in continua sperimentazione, costante anelito alla conoscenza. C’è sempre un chiarore diffuso nei quadri di Francesco Cassanelli, sia quando narra i blocchi dell’esistenza, sia quando insegue equilibrismi emotivi in cui i toni del colore gialloarancio alimentano e reggono i meccanismi di armonicità del movimento aste, bici, travi, funi), capovolgendo, a volte, le leggi fisiche della statica e della gravità.
E’ così possibile ergersi su un monte per salvarsi dal mare pieno di insidie solo se si è nella verità, solo se si tocca o si abbraccia un sole che è quasi luna, solo se l’energia può avvinghiarsi ad un’asta verticale, ad un sole rosa, per toccare la purezza che tutto attrae e protegge. L’artista sa che tutto questo è un percorso problematico, un continuo sfiorare gli abissi marini, ma la spiritualità impone al pittore sempre un “gioco” da bilanciare, da calibrare con la fede nella vita e nella poesia che egli scopre nel tempio del colore.
Il simbolismo in altre opere si colloca su un piano orizzontale, come un movimento cangiante nel ritmo delle ore. Così i “giochi vitali” sono come l’umore, vivono in osmosi con la luce e si nutrono delle ombre per informarci delle mutazioni in atto come se fossero fotografie di una stessa idea di cui mai si è sazi.
In fondo il gesto della pittura altro non è che energia per sentire il proprio MISTERO.”
Antonia Barba
Poetessa e Giornalista
In occasione di:
MOSTRA “AL DI LA’ DEL GIOCO” (16 – 28 Luglio 2002) Villa Carlotta – Tremezzo / Cadenabbia (CO)